RICETTA CIAMBELLONE MEDITERRANEO: SCOPRI I SAPORI E LE STORIE DI UN DOLCE UNICO.


Mi sembra ieri quando ho aperto questo blog, in un tempo in cui non solo mio figlio non era nato, ma io non ero neanche sposata. Ora, quel bambino è un adolescente e io mi ritrovo a gestire non solo le sfide quotidiane della vita, ma anche i capelli bianchi che sembrano moltiplicarsi troppo velocemente! Tuttavia, in mezzo a tutto ciò, il piacere di cucinare e condividere ricette rimane una delle mie gioie più grandi. Oggi voglio presentarvi una ricetta che è un vero e proprio tributo ai sapori del Mediterraneo: il ciambellone Mediterraneo, che stupisce per la sua semplicità e la ricchezza dei sapori.

Questo ciambellone è un omaggio a quella magnifica regione solare che è il Mediterraneo, grazie agli ingredienti che ne evocano la tradizione e il calore. Le olive e l'olio extravergine di oliva, pilastri della cucina mediterranea, portano un gusto intenso e genuino, mentre l'origano aggiunge note aromatiche che richiamano le colline aride e profumate. La scamorza, o bombetta pugliese, offre una texture ricca e un sapore leggermente affumicato, e i pomodori secchi intensificano il tutto con il loro sapore concentrato e dolce.

Ingredienti

  • 3 uova biologiche
  • 125 g di yogurt senza lattosio
  • 4 cucchiai di passata di pomodoro
  • 70 ml di olio extravergine di oliva
  • 350 g di farina 00
  • 1 bustina di lievito per dolci istantaneo (15 g)
  • 200 g di scamorza tagliata a pezzettini
  • Un pizzico di origano
  • 3-4 cucchiai di olive bianche spezzettate
  • 10 pomodori secchi sott'olio, tritati
  • Sale q.b.
  • 4 pomodorini e 5 olive per decorare
  • 100 ml di acqua.

Procedimento:

Iniziate mescolando in una grande ciotola le uova, lo yogurt, la passata di pomodoro e l'olio. Gradualmente, aggiungete la farina fino a ottenere un composto omogeneo. Incorporate poi la scamorza, l'origano, le olive e i pomodori secchi. Aggiungete l'acqua necessaria per ammorbidire l'impasto. Infine, unite il lievito, o se preferite una versione più naturale, mezzo cucchiaino di bicarbonato attivato con un po' di succo di limone. Versate il tutto in uno stampo per ciambellone oliato e infarinato, decorate con pomodorini e olive, e cuocete in forno preriscaldato a 180°C per 35-40 minuti.

Questo ciambellone non solo delizierà il vostro palato con la sua morbidezza e il suo ricco profumo, ma vi sorprenderà per quanto sia saziante e pieno di sapore. È perfetto per ogni occasione, da una cena in famiglia a una festa con gli amici. Ogni fetta di questo ciambellone è un viaggio nei sapori del Mediterraneo. Provate questa ricetta e fatemi sapere come vi è sembrata.
Spero che vi porti tanta gioia quanto ne ha portata a me. Buon appetito e a presto con altre avventure culinarie.

ARANCE DEL GARGANO IGP: TESORI E RICETTE DELLA PUGLIA.


  

 Oggi voglio parlarvi di una delle mie grandi passioni: le arance. Non solo perché è uno dei miei frutti preferiti, che spesso gusto a colazione o in una spremuta rinfrescante, ma anche perché gli aranci che coltivo nei vasi della mia campagna mi regalano sempre grandi soddisfazioni. Ogni mattina, vedere quelle belle arance appese ai rami è un vero piacere per gli occhi e per il palato.

Le Arance del mio Territorio
Proprio qui, a pochi passi da casa mia, nel territorio del Gargano, troviamo una varietà di arance davvero speciale: l'Arancia del Gargano IGP. 
Questo frutto, coltivato nei comuni di Vico del Gargano, Ischitella e Rodi Garganico, è un vero gioiello della nostra agricoltura, famoso per il suo sapore dolce e il profumo inconfondibile.

Storia e Cultura
L'arancia del Gargano non è solo un frutto delizioso, ma porta con sé anche una storia affascinante. Coltivata fin dall'anno Mille, era già apprezzata tanto da essere inviata come dono ai Normanni per dimostrare la ricchezza della nostra terra.

Esplorando le Varietà di Arance del Gargano

Le peculiarità di queste varietà di arance:
L'Arancia Bionda del Gargano è notevole per il suo vibrante colore giallo dorato, la buccia fine e un diametro che supera i 60mm. Questa varietà matura tra aprile e agosto e si mantiene fresca fino a fine settembre.
La varietà Duretta, conosciuta localmente come "Arancia Tosta", si distingue per la sua polpa croccante, una superficie estremamente liscia di un pallido colore giallo e l'assenza di semi. Maturando tra dicembre e aprile, è spesso chiamata "Arancia di Natale".

Un' altra varietà di arance del Gargano è il Melangolo, caratterizzato dal suo succo dolce, dimensioni contenute, intenso colore rosso e la buccia estremamente sottile, comunemente usato come portainnesto. Un tratto distintivo dell'Arancia IGP è che la maturazione si protrae fino ad agosto a differenza delle altre regioni Italiane e poi si distinguono per la loro notevole durata di conservazione.

Gastronomia e Ricette
Ecco alcune delle mie ricette preferite per  celebrare questo incredibile agrume: Insalata di Arance, Lampascioni e Melograno con Fusilli. Ingredienti per 4 persone:

Arance IGP : 2 grandi, sbucciate e tagliate a fette o a cubetti
Lampascioni: 150 g, sott'olio, scolati e tagliati a metà
Semi di melograno: 100 g
Fusilli: 300 g, cotti al dente
Olio extravergine di oliva: 3 cucchiai
Aceto balsamico: 1 cucchiaio
Sale e pepe: q.b.
Menta fresca: per guarnire (opzionale).
Questa insalata è un esplosione di sapori: il dolce delle arance, l'amaro dei lampascioni e il croccante dei semi di melograno si fondono magnificamente con la pasta.


Marmellata di Arance del Gargano IGP
Una marmellata ricca e profumata, perfetta per le colazioni o per accompagnare formaggi stagionati. La preparazione è semplice: arance, zucchero e un pizzico di pazienza per far sobbollire il tutto fino a raggiungere la consistenza desiderata. Clicca qui se vuoi realizzare la marmellata.
A voi la ricetta del lemon curd, una crema profumatissima da spalmare su pane tostato o fette biscottate  a colazione, fatta con i limoni sempre della stessa zona. 

Ravioli al salmone, spinaci e robiola al profumo di arancia.

Questi ravioli al salmone, spinaci e robiola offrono un connubio ricco e armonioso di sapori. Il salmone fresco si abbina splendidamente con la cremosità della robiola e il gusto leggermente terroso degli spinaci.
L'aggiunta di un delicato aroma di arancia eleva il piatto, apportando una nota agrumata che bilancia perfettamente la ricchezza del salmone e la dolcezza del formaggio. Un piatto raffinato che promette di deliziare il palato con ogni boccone. Per la ricetta passo passo clicca qui.

Liquore di Arance del Gargano.
Il liquore di arance è un classico da gustare a fine pasto. Utilizzo arance non trattate, alcool puro, zucchero e acqua.
Ingredienti:
  • Arance fresche e non trattate, 4 grandi
  • Alcool puro per liquori, 500 ml (95% vol.)
  • Zucchero, 300 g
  • Acqua, 500 ml
Preparazione:
Preparate le arance: Lavatele accuratamente le arance. Utilizzate un pelapatate per rimuovere solo la parte colorata della buccia, evitando la parte bianca che è amara.
Macerazione: Mettete le bucce di arancia in un contenitore ermetico con l'alcool. Lasciate macerare in un luogo fresco e al riparo dalla luce per circa 14 giorni.
Preparare lo sciroppo: Portate a ebollizione l'acqua e lo zucchero, mescolando fino a che lo zucchero non si è completamente sciolto. Lascia raffreddare completamente.
Filtrare e mescolare: Filtrate l'alcool per rimuovere le bucce di arancia e mescolalo con lo sciroppo di zucchero freddo.
Maturazione: Trasferite il liquore in bottiglie, chiudetele ermeticamente e lasciate riposare per almeno un mese in un luogo fresco e buio per armonizzare i sapori.
Servire: Il liquore di arance è ottimo servito freddo come digestivo dopo i pasti. Questo liquore aromatico si distingue per il suo intenso sapore di arancia, perfetto per concludere una cena o per essere regalato in occasioni speciali.

Inoltre, non perdetevi il mio Cheesecake all'Arancia, un dolce cremoso e irresistibile che preparo con il succo fresco delle Arance del Gargano. Troverete la ricetta completa qui sul mio blog.

Vi consiglio anche il ciambellone all'acqua e arance. La ricetta la trovate qui sul mio blog.
L'Arancia del Gargano IGP è molto più di un semplice frutto: è un simbolo della nostra terra e della nostra cultura. Attraverso queste ricette, spero di trasmettervi un po' della magia del Gargano.
Inoltre, la popolarità di questi frutti è ulteriormente aumentata grazie alla festa di San Valentino, il Santo Protettore degli agrumeti, celebrata il 14 febbraio.

RICETTA INSALATA DI FAVE E FORMAGGIO FRESCO CANESTRATO CON MIELE: SEMPLICITÀ E NUTRIMENTO MEDITERRANEO.



testo della ricetta fave , canestrato  e miele.

Un piatto che racchiude la semplicità e la ricchezza dei sapori mediterranei è l'insalata di fave fresche con formaggio fresco canestrato e un tocco di miele. Questo piatto, oltre ad essere una delizia per il palato, è un concentrato di proprietà nutritive benefiche per la salute.
Le fave fresche sono una fonte eccellente di proteine vegetali, fibre e ferro, elementi essenziali per il funzionamento dell'organismo. Aggiungere le fave a piatti come insalate contribuisce a migliorare la digestione e a mantenere un senso di sazietà più a lungo. 
Il formaggio fresco canestrato, tipico di alcune regioni italiane, è noto per la sua consistenza ricca ma al tempo stesso delicata. Ricco di calcio e proteine, questo formaggio aggiunge non solo sapore ma anche una consistenza unica al piatto. 
Infine, il miele, con le sue proprietà antiossidanti e antibatteriche, non solo dolcifica delicatamente il piatto ma aggiunge anche un tocco di benessere.

Per preparare questa insalata, avrai bisogno di:

  • 200g di fave fresche sgusciate
  • 100g di formaggio fresco canestrato, tagliato a cubetti
  • 1 cucchiaio di miele, preferibilmente di acacia per il suo sapore delicato
  • Olio extravergine di oliva, sale, pepe nero e foglie di menta fresca per condire.

Procedimento:

Cuocete le fave in acqua leggermente salata per circa 5-8 minuti, fino a quando non risultano tenere ma ancora al dente. Scola e lascia raffreddare.
In una ciotola, combinate le fave raffreddate, i cubetti di formaggio fresco canestrato e le foglie di menta fresca spezzettate a mano.
Condite l'insalata con olio extravergine di oliva, un pizzico di sale e pepe nero macinato al momento. Mescola delicatamente per amalgamare gli ingredienti.
Al momento di servire, aggiungete un filo di miele sul piatto per un contrasto dolce-salato che esalterà i sapori di ogni componente. Potete accompagnare questa insalata con del pane croccante per completare il pasto.
Questa insalata rappresenta un equilibrio perfetto tra gusto e salute, ideale per un pranzo leggero ma soddisfacente o come antipasto in una cena estiva. La combinazione di fave, formaggio fresco canestrato e miele è una testimonianza della creatività e della ricchezza della cucina italiana, capace di trasformare ingredienti semplici in piatti da urlo.

CACIOCAVALLO IMPICCATO PUGLIESE: TRADIZIONE E SAPORE SENZA TEMPO.

LOVE CACIOCAVALLO IMPICCATO

Il Caciocavallo: Cuore delle Mie Serate tra Amici.
Non c'è nulla che rievochi di più i momenti felici trascorsi in compagnia dei miei amici delle mille serate passate insieme, che il profumo invitante del caciocavallo pugliese che si scioglie sulla brace. 
Ah, il caciocavallo! Un vero e proprio protagonista delle nostre feste. Ogni volta che preparo questo formaggio, mi ritrovo a sorridere pensando a tutte quelle risate, chiacchiere e brindisi che hanno riempito le nostre serate. Il caciocavallo non è solo un formaggio per me; è un pezzo di storia personale, un filo che intesse ricordi indimenticabili di gioia e amicizia. Lo chiamiamo affettuosamente "Caciocavallo Mon Amour", perché, in fin dei conti, ogni fetta è un pezzetto di cuore che condividiamo.
Proprio questo amore per il caciocavallo mi spinge a raccontarvi di più sulle sue origini e sulla sua preparazione.
I formaggi pugliesi rappresentano una delle eccellenze dell’agroalimentare italiano, custodi di tradizioni secolari e di sapori autentici che raccontano la storia di una terra solare e generosa. Tra questi, il caciocavallo impiccato è una vera e propria bontà gastronomica che merita un posto d'onore nella cucina mediterranea.
Il caciocavallo, formaggio a pasta filata dal gusto deciso e leggermente piccante, diventa protagonista di una preparazione suggestiva e deliziosa quando viene "impiccato" ovvero appeso sopra un fuoco di legna o una fonte di calore che ne favorisce lo scioglimento. 
Questo metodo di cottura estremamente semplice esalta le qualità organolettiche del formaggio, rendendolo esternamente croccante e internamente morbido e filante, un contrasto di consistenze che stuzzica il palato e invita alla degustazione.

PREPARAZIONE DEL CACIOCAVALLO IMPICCATO.

Per gustare al meglio i formaggi pugliesi come il caciocavallo impiccato, ecco una ricetta semplice ma d’effetto: prendete un pezzo di caciocavallo, legatelo con uno spago resistente e appendetelo a circa 15-20 cm da una fonte di calore moderata. 
Lasciate che il calore dolcemente lo scaldi, facendo attenzione a girarlo frequentemente per garantire una cottura uniforme. 
Una volta che la superficie diventa dorata e inizia a gocciolare il formaggio fuso, è pronto per essere gustato. Servitelo su fette di pane casereccio, magari accompagnato da un filo di miele per un contrasto dolce-salato sorprendente, o con confettura di peperoncino per un'esperienza gustativa più audace.
CACIOCAVALLO IMPICCATO
Sperimentare in cucina con i formaggi pugliesi significa avvicinarsi a un mondo di sapori autentici e di ricette cariche di storia e cultura. Il caciocavallo impiccato è solo uno degli esempi di come la semplicità degli ingredienti e delle tecniche di preparazione possano trasformarsi in piatti di una ricchezza incredibile, capaci di raccontare la passione e l’amore per il cibo che caratterizza la Puglia.
Questa tradizione culinaria, arricchita dalle risate e dai momenti condivisi con gli amici, rende ogni piatto non solo un'esperienza gastronomica, ma anche un viaggio emozionale nel cuore della mia terra.

DOLCI DELLE MONACHE: DALLE OSTIE SACRE ALLE DELIZIOSE OSTIE RIPIENE.

VISTA DEL PAESE MONTE SANT'ANGELO (FG)

Nel silenzio dei conventi, dove la spiritualità si intreccia  con la vita quotidiana, la preparazione dei dolci ha assunto nel corso dei secoli un ruolo non solo nutritivo ma anche rituale.
I dolci monastici sono più di semplici pietanze: sono un'espressione di devozione e una festa di sapori, radicati in tradizioni che si estendono oltre il tempo. Oggi parleremo dei monasteri della città garganica di Monte Sant'Angelo. 
La città un tempo era punto di riferimento storico di pellegrini che si dirigevano verso la Terra Santa, rendendola una crocevia vitale non solo per la fede ma anche per la cultura. 

INGRESSO CHIESA SAN MICHELE, MONTE SANT'ANGELO.

Monte S'Angelo, con il suo venerato Santuario di San Michele Arcangelo, incastonato in una suggestiva grotta sotterranea, rappresenta un luogo di profonda spiritualità e storia. 
Il Santuario stesso, una delle chiese rupestri più affascinanti d'Europa, è stato per secoli un simbolo di rifugio e protezione. La leggenda narra che l'arcangelo Michele apparve qui nel 490, 492 e 1656, dichiarando la grotta un luogo santo consacrato da lui stesso.

PARTICOLARE DELLA GROTTA DI SAN MICHELE.

Crociate e Vita Monastica

Durante il periodo delle Crociate, Monte Monte Sant'Angelo fu un grande centro religioso e culturale. Numerosi conventi sorgevano in questa area, diventando luoghi di scambio culturale e spirituale tra i monaci e i Crociati. Anche tra i vari conventi, presenti nel paese, c'era un vivace scambio di tradizioni culturali culinarie e religiose.

Le Ostie: Da Elemento Liturgico a Ingrediente Dolciario.

Le ostie sottili cialde utilizzate utilizzate nella liturgia della Messa, sono un simbolo  potentemente sacro nel Cristianesimo, poiché  rappresentano il corpo di Cristo durante l'Eucarestia.
La preparazione delle ostie,   richiede una maestria  che le suore di molti conventi hanno perfezionato nel tempo. Tradizionalmente, queste venivano create utilizzando appositi ferri, adatti per le cialde, dove l'impasto veniva cotto fino a diventare sottile e croccante e doveva restare sempre chiaro.


DOLCE DELLE MONACHE, OSTIE RIPIENE.

Ostie ripiene, come sono nate, storia. 
Uno degli esempi più affascinanti dell'adattamento culinario delle ostie nella cucina monastica è rappresentato dalle "Ostie Ripiene", ricetta che si perde nella notte dei tempi, nate nel Monastero della Trinità di Santa Chiara a Monte Sant'Angelo. Queste delizie sono fatte con ostie riempite di un ricco composto di mandorle e miele, simboleggiando un incontro tra il sacro e il profano, tra la tradizione ecclesiastica e quella gastronomica.
Secondo le cronache locali, queste ostie ripiene sono nate quasi per caso, ma hanno rapidamente guadagnato popolarità sia all'interno che all'esterno delle mura del convento, diventando un simbolo di festività e condivisione.
La leggenda narra che furono create per la prima volta quando, in un gesto di ospitalità verso un visitatore distinto, una suora decise di utilizzare le ostie avanzate per creare qualcosa di unico, aggiungendo mandorle e miele disponibili in cucina. Altri ancora narrano che una suora nel tentativo di raccogliere delle mandorle caramellate cadute su un ripiano si ritrovò a non poter più staccare l'ostia. Si racconta che, una volta
inventate le ostie ripiene, le suore le scambiavano con i frati in cambio di nocino e pozioni curative. Questo scambio non solo manteneva in piedi i conventi, ma dimostrava anche che un buon dolce e un po' di liquore possono davvero fare miracoli per lo spirito della comunità.

Un Patrimonio di Dolcezza
I dolci del convento, e in particolare le ostie ripiene, sono più che semplici trattamenti; sono un tesoro di storia culinaria che parla di creatività e spiritualità. Attraverso questi sapori possiamo assaporare la storia di una comunità che ha trovato modi unici per celebrare la propria fede e la propria cultura.
La ricchezza storica di Monte Sant'Angelo e il suo ruolo nei percorsi religiosi e culturali dell'Europa medievale continuano a essere un punto di interesse per studiosi, pellegrini e visitatori, attirati dalla combinazione unica di bellezza naturale, arte sacra e profondità storica che questo luogo offre.

  

CUCINA DELLE MONACHE: TESORI GASTRONOMICI DEI CONVENTI ITALIANI.

giardino delle monache cucina delle monache

LA RICCHEZZA DELLA CUCINA MONASTICA
La cucina delle monache rappresenta un affascinante capitolo della gastronomia italiana, intrecciando sapori antichi, tradizioni monastiche e un profondo senso di spiritualità. 
La cucina delle monache affonda le sue radici in una storia lunga secoli. Tra le mura dei conventi si custodiscono gelosamente ricette tramandate di generazione in generazione, alcune delle quali risalgono addirittura al Medioevo.
Nelle cucine monastiche, attraverso il silenzio, ogni convento ha sviluppato nel tempo una propria tradizione culinaria. Le Sorelle erano  dedite non solo alla preghiera e alla contemplazione, ma anche alla ricerca di un rapporto equilibrato e rispettoso con il cibo.
 
PRINCIPI E FILOSOFIA DI SEMPLICITA'.
Le monache, custodi di antiche ricette e tecniche culinarie, hanno saputo creare piatti che riflettono la loro vita di semplicità, povertà e dedizione. La loro cucina è caratterizzata dall'uso di ingredienti locali, spesso coltivati nei giardini dei conventi, e dalla capacità di trasformare elementi semplici in vere e proprie delizie gastronomiche. 
Queste ricette, si sono trasformate in vere e proprie delizie gastronomiche. Dalle verdure dell'orto ai formaggi fatti in casa, dalle erbe aromatiche coltivate con cura, ai frutti del bosco raccolti nei dintorni del convento, ogni ingrediente veniva scelto con attenzione e rispetto per la terra. Questo tesoro di ingredienti semplici viene trasformato con pazienza e dedizione in piatti squisiti, dimostrando che la semplicità è la vera essenza della sofisticatezza.

la cucina delle monache

RISPETTO PER LA NATURA E STAGIONALITÀ.
Uno degli aspetti più affascinanti della cucina monastica è la sua stagionalità e il rispetto per la natura. Le monache seguivano rigorosamente il calendario liturgico, che influenzava direttamente la loro dieta. Durante i periodi di quaresima o di digiuno, ad esempio, elaboravano piatti a base di legumi e verdure, dimostrando una notevole creatività nell'adattare le loro ricette alle restrizioni alimentari imposte dalla tradizione religiosa.

TRADIZIONE DELLA PANIFICAZIONE E DOLCI CONVENTUALI.
La panificazione rappresenta un altro pilastro della cucina monastica. Il pane, simbolo di condivisione e di vita, era preparato con cura e dedizione. Molte ricette di dolci e biscotti, oggi apprezzati in tutto il mondo, hanno origine nei conventi. I dolci delle monache, spesso legati a festività religiose, si distinguono per la loro bontà e semplicità. Ricette come i "Cantucci", i "Ricciarelli" o il "Panforte", le "Ostie ripiene", le "Tette delle Monache", i "Biscotti di Santa Chiara" sono solo alcuni esempi di come quest'arte culinaria abbia superato i confini del convento per arrivare sulle nostre tavole.

CONSERVAZIONE DEGLI ALIMENTI E VALORI SPIRITUALI
La conservazione degli alimenti era un'altra abilità maestra delle monache, che producevano marmellate, conserve e sottaceti con i frutti e le verdure dei loro orti. Queste preparazioni permettevano non solo di avere cibo disponibile tutto l'anno, ma anche di offrire prodotti di qualità a chi aveva bisogno, in linea con il loro impegno verso il prossimo. Oltre agli aspetti puramente culinari, la cucina delle monache è profondamente legata a valori come la frugalità, la condivisione e la gratitudine. Ogni pasto, ogni boccone, era vissuto come un momento di comunione e di ringraziamento verso Dio per i doni ricevuti. Questa dimensione spirituale arricchisce ulteriormente i piatti, che vanno gustati non solo con il palato, ma anche con l'anima.
In un'epoca di consumo veloce e di distacco dalla provenienza dei nostri alimenti, la riscoperta e la valorizzazione della cucina monastica può offrire ispirazione per un approccio più consapevole e rispettoso nei confronti del cibo. 
Un patrimonio che, pur affondando le sue radici in un passato lontano, si rivela incredibilmente attuale nel suo insegnare a apprezzare la bellezza e la generosità della natura.